Ritirato l’accordo tra Norsk Hydro e Rio Tinto imperniato sullo smelter Isal

di Mario Conserva

E’ stato cancellato l’accordo tra Norsk Hydro e Rio Tinto per definire il passaggio alla multinazionale norvegese del 100% della quota di partecipazione di Rio Tinto nell’impianto di produzione di alluminio primario Isal in Islanda, ed altre operazioni riguardanti il produttore olandese di anodi Aluchemie e la fabbrica svedese di fluoruro di alluminio Alufluor. Come noto, era stato firmato tra le due compagnie un accordo di vendita e acquisto lo scorso 8 giugno 2018, ma la transazione era rimasta soggetta ad una serie di condizioni, tra cui l’approvazione da parte delle autorità europee alla concorrenza e delle autorità governative islandesi. La transazione doveva in un primo tempo essere finalizzata nel secondo trimestre del 2018, però la procedura di approvazione della Commissione europea alla concorrenza aveva richiesto più tempo del previsto. Sta di fatto che forse dinanzi a troppe perplessità, le parti hanno firmato un accordo di risoluzione. Oggi che l’accordo appare superato con un nulla di fatto, possiamo commentarne serenamente alcuni aspetti interessanti. Ricordiamo che il piatto forte dell’operazione era lo smelter islandese da circa 210.000 t/anno di alluminio primario liquido per una produzione totale in casthouse di 230.000 tonnellate di billette per estrusione destinate al mercato europeo dell’edilizia, delle costruzioni, della meccanica, dei trasporti. Senza dubbio l’operazione, pur circoscritta, era piena di contenuti, e sottolineava ad esempio la fiducia di Norsk Hydro nel futuro dell’alluminio e la volontà di continuare a proporsi come tra i principali attori mondiali nel campo del metallo leggero; questo era un buon segnale per il mercato perché il gruppo norvegese è presente in tutto il mondo ed in tutti i segmenti di mercato dell’alluminio. Ovunque il Gruppo è riuscito a integrare l’esperienza locale in un contesto di globalità, si è sempre impegnato in tutti i campi nella R&S e nel promuovere la responsabilità sociale dell’industria. Guardando però al mercato del metallo leggero nel suo complesso, alle possibili reazioni di fronte a questa acquisizione ed ai nuovi rapporti di forza che si sarebbero creati, è evidente che Hydro con un nuovo sito produttivo di metallo primario con accesso duty free ad EU-28, avrebbe consolidato la posizione dominante nel segmento delle billette da estrusione, accentuando tra l’altro i propri vantaggi come campione mondiale nel campo dell’estrusione, dopo la recente operazione di Sapa. Non sono problemi di poco conto, perché, come ribadiamo da anni, la presenza del dazio EU sull’alluminio grezzo non è solo una grande forzatura, considerato il crescente deficit di metallo primario all’interno dell’Unione, ma è anche un pericoloso fattore distorsivo del mercato, perché crea considerevoli benefici ai produttori di metallo a danno dei trasformatori e dei consumatori europei, come dimostrato chiaramente dagli studi della Università Luiss di Roma di cui si parla diffusamente anche in questo numero di A&L.
Non è dato di conoscere i motivi della rinuncia all’operazione; ad ogni modo con questa repentina marcia indietro si evita l’aggravarsi di una situazione di fondo molto seria, alla quale c’è una soluzione semplice, sicura e rapida: l’azzeramento del dazio sul metallo grezzo per l’eliminazione di una pesante palla al piede per l’intero sistema europeo dell’alluminio.