L’operazione dell’anno nell’estrusione italiana

Bodega acquisisce PFA, un segnale positivo per il comparto

di Alberto Pomari

Siamo negli uffici della Bodega di Cisano Bergamasco, insieme a Giuseppe Bodega e al Direttore Generale dell’azienda Marco Del Gracco. Sono loro che hanno ideato e concluso con successo la più importante operazione societaria del 2017 nel mondo Italiano dell’estrusione dell’alluminio, ovvero l’acquisizione da parte di Bodega G. & C. Spa della PFA Srl di Cortenova, in provincia di Lecco.

Nel comparto Italiano degli estrusi, ancora caratterizzato da elevata capacità produttiva, la vostra mossa dà fiducia al mercato, anche perché il ricordo della grave crisi degli anni scorsi è ancora fresco…
“E’ vero che l’estrusione italiana ha subito pesantemente il ciclo economico ed industriale negativo innescatosi nel 2007, ed è pure innegabile che nel nostro settore in Italia c’è da sempre tanta capacità produttiva installata; comunque mentre per quest’ultimo punto la nostra acquisizione non cambia lo stato delle cose, riguardo all’andamento del mercato va detto che l’inversione di tendenza è per fortuna un dato di fatto”, dice Marco Del Gracco. “Bodega è un’azienda storica e ha sempre valutato con grande attenzione ogni passo ed ogni investimento, l’acquisizione della PFA rientra nella logica strategica di accorpamento di unità produttive, ed è un messaggio di fiducia per l’intero comparto contribuendo in sostanza a semplificare il complesso quadro dei produttori Italiani. Personalmente sono convinto che il nostro esempio verrà seguito prima o poi da altre aziende per rendere più uniforme e compatta l’offerta di estrusi in un mercato oggi troppo parcellizzato e caratterizzato da una esasperata competitività che non giova a nessuno”.

Quindi l’operazione Bodega-PFA è anche un messaggio alla concorrenza?
“Noi non abbiamo pretese di lanciare messaggi, facciamo gli imprenditori e ci muoviamo con consapevolezza e professionalità a lungo vissuta. Se il nostro operato serve da stimolo o da elemento di riflessione tanto meglio,” risponde Del Gracco. “Con questa premessa, la nostra idea è che le aziende del comparto dovranno riflettere con grande attenzione al proprio futuro, è un dato di fatto sicuro che le compagnie che puntano alla fascia bassa del mercato avranno sempre meno spazio di manovra a causa della crescente pressione della concorrenza internazionale, più o meno corretta. Chi guarda avanti dovrà uscire dalla logica della commodity, il nostro è un prodotto che può avere alti contenuti tecnologici, ci sono paesi e segmenti di mercato ancora da scoprire con potenzialità e sviluppi imprevedibili, il mondo, cambia ogni giorno, direi quasi ogni minuto, ad ogni modo queste sono nostre riflessioni che ognuno interpreterà come meglio crede. Anche l’aspetto associativo dovrebbe maggiormente esser tenuto in considerazione: il comparto dell’alluminio Italiano fa poco gioco di squadra, mentre all’estero, soprattutto nei paesi del Nord Europa, le aziende si presentano compatte ed i loro rappresentanti le sostengono ai livelli più alti”.

Dal mercato sono arrivati segnali positivi nel 2017, ciò ha influito sulla vostra scelta?
“Sicuramente sì, l’analisi del mercato suggeriva da tempo un cambiamento di trend anche se nel contesto europeo la ripresa del nostro paese anche nel segmento dell’estrusione alluminio è stata più lenta che altrove, “interviene Giuseppe Bodega. “L’incremento nel 2017 della domanda di estrusi superiore al 10% rispetto al 2016 conferma un ciclo positivo, e non potevamo farci trovare impreparati. La nostra capacità produttiva era in effetti praticamente satura, con il rischio di trovarci sotto pressione e creare disservizi o addirittura di rifiutare ordini. L’acquisizione di PFA è pertanto funzionale ad un piano di sviluppo e di crescita e rientra in un progetto di medio-lungo termine, consentendoci di avere in futuro una elasticità produttiva più elevata rispetto all’attuale. Nessuna azienda al mondo può permettersi di non rimanere al passo, puntando ad una magra sopravvivenza in un mercato come dicevamo prima sempre più competitivo. Ora la Bodega con questo primo passo si colloca tra i primi posti in Italia per fatturato, capacità produttiva e soprattutto per redditività e risultati economici. Un segnale importante”.

Quante presse avete ora disponibili e per quali mercati? Che tipo di evoluzione vedete all’orizzonte, e come siete messi riguardo all’esportazione?
“Con l’operazione PFA abbiamo aggiunto altre due presse ai nostri impianti, una da 1.800 tonnellate e una da 3.200 tonnellate, raggiungendo in questo modo con 6 presse una capacità produttiva complessiva netta di estrusi di 50 mila tonnellate/anno. Non è evidentemente solo una questione di quantità, in quanto la nostra azienda ha avuto in questi ultimi anni anche un’interessante evoluzione nel mix di prodotto, con minori estrusi a disegno nel comparto dell’edilizia, che valgono oggi il 25% del nostro output, ma con incrementi significativi nei comparti dell’arredamento, della meccanica e della elettronica, che insieme pesano per il 40%, a cui si è aggiunto lo sviluppo del comparto automotive e dei trasporti in genere, che oggi arriva ad incidere per oltre il 22% del totale. E’ un dato molto importante, perché significa entrare in un mondo diverso, implica un approccio condiviso da parte di tutta l’azienda al concetto dell’efficienza produttiva, alla eccellenza qualitativa, alla completa tracciabilità, ai controlli, alle certificazioni, all’assistenza tecnica, alla digitalizzazione integrale, in poche parole è il percorso obbligato per l’industria 4.0. Riguardo infine alla destinazione geografica dei nostri prodotti, il mercato Italiano rappresenta oggi una quota pari al 70%, mentre il 30% di export è destinato soprattutto ai paesi di lingua tedesca. L’apertura verso i mercati stranieri rappresenta e rappresenterà il nostro maggiore sforzo per il futuro. Oggi come dicevo operiamo principalmente in Germania e nei paesi limitrofi, ma stiamo valutando approcci e sviluppi anche in altre aree europee e fuori Europa. E l’acquisizione di PFA rientra sicuramente in questa strategia”.

Oltre all’aumento della capacità, quali altri ai benefici per il futuro del vostro Gruppo vedete nell’acquisizione di PFA?
“Senza dubbio ci sono in primo luogo interessanti complementarità sul piano commerciale e sul potenziamento del portafoglio clienti; come Bodega noi siamo già presenti praticamente in tutti i segmenti tipici di destinazioni finali degli estrusi ad alto margine, seguendo scelte ed impostazioni ben sperimentate nel tempo e continuamente monitorate, con il contributo di PFA non potranno che esserci ulteriori miglioramenti. Oltre alla naturale acquisizione di nuova clientela, la PFA lavora con leghe interessanti da noi poco utilizzate, come quelle della serie 3000 Al-Mn impiegate per condizionatori delle auto, oppure quelle 5000 Al-Mg, per la meccanica o per il navale, ciò consentirà un ampliamento del mix. Debbo aggiungere che dal punto di vista tecnologico l’impianto di Cortenova è moderno e non richiederà particolari interventi da parte nostra. E’ inoltre importante segnalare che PFA dispone di tutte le certificazioni ISO TS per gli impieghi automotive che in Bodega stiamo acquisendo proprio in questi mesi, considerato l’interesse crescente per questo settore strategico. E’ chiaro che tale importante qualifica portata in dote da PFA si aggiunge positivamente alle nostre credenziali e comporta per il Gruppo un bonus molto apprezzato”.

Avete qualche commento sulle aspettative economico-finanziarie di questo nuovo investimento?
“Bodega è da anni, nel contesto del comparto industriale specifico, tra le imprese più performanti in termini di crescita di fatturato, risultati economici e capacità di generare cassa,” dice Marco Del Gracco. “Il nostro margine operativo si è sempre mantenuto a doppia cifra e la struttura ‘lean’ dell’azienda permette di ottenere buoni risultati anche in mercati difficili e a bassa marginalità. Ciò ha consentito alla società di poter pensare e poi chiudere una operazione del genere. L’acquisizione è stato un passo importante, impegnativo, ma consapevole, che ci consente di effettuare un buon salto quantitativo, considerato che ci siamo avvicinati ai 140 milioni complessivi di fatturato, con una forza lavoro di 340 persone, quindi ci aspettiamo un adeguato ritorno economico-finanziario da tale investimento. Ad ogni modo continueremo con la nostra solita mentalità, determinata ma prudente, ad operare facendo leva sulle nostre capacità gestionali, effettuando i passi giusti al momento giusto”.

Per concludere con poche parole, quali sono i vostri punti di forza?
“Il mercato degli estrusi, come accennava Marco, è diviso in prodotti ed in commodities. In questo senso il nostro Gruppo ha da molti decenni, per non dire sin dalla fondazione, pensato ad una selezione della clientela nella direzione di un’utenza che vuole contenuti e valore aggiunto” conclude Giuseppe Bodega. “La mentalità della vendita a “tutti i costi” in ogni tipo di mercato ed a tutti, non fa parte del nostro DNA. Ecco perché è per noi fondamentale la preparazione della forza di vendita ed il “family feeling” che si respira in tutta l’azienda. Per questo la sostenibilità dei nostri punti di forza è fondamentale: flessibilità è un termine generico spesso abusato, per noi significa servizio alla clientela, un “time to market” rapido, informazioni veloci sulle consegne, un servizio di lavorazioni aggiuntive efficiente, competitivo e rapido, assistenza tecnica nella fase di esecuzione dei disegni e molto altro ancora”.